ALBORI DELL’ASTROFOTOGRAFIA
Non passò molto tempo dopo l’invenzione della fotografia, nel 1839 da parte di Louis Daguerre, che gli astronomi dilettanti cominciarono a puntare le loro macchine fotografiche al cielo. Già nel 1840, per esempio, John Draper, un professore di chimica e fisiologia presso la New York University, fece un dagherrotipo della Luna. Ma nessuno lavorò sodo, per sviluppare l’astrofotografia, come fece una team con sede presso l’Harvard College Observatory (HCO) , proprio nella strada della facoltà di Scienza & Tecnologia dell’Università, a Cambridge nel Massachusetts. Il gruppo era formato dal dagherrotipista John Adams Whipple di Boston, il direttore dell’HCO William Cranch Bond e suo figlio George. Nell’arco di diversi anni, tra la fine 1840 e l’inizio 1850, cercarono di impressionare dagherrotipi di qualità attraverso il grande rifrattore da 15 pollici dell’HCO. Uno dei trionfi della squadra è stato un dagherrotipo con esposizione di 100 secondi della stella Vega. Bond osservò che la luce catturata su quella piastra – la prima fotografia mai fatta di una stella diversa dal Sole – “ebbe la sua partenza, dalla stella, più di venti anni fa, molto prima che Daguerre avesse concepito la sua ammirevole invenzione”. Il progetto principale, però, era la Luna: “Nulla potrebbe essere cosi interessante che il suo aspetto, attraverso questo magnifico strumento.”, scrisse Whipple, “Ma il suo trasferimento sulla piastra d’argento, per farne qualcosa di tangibile, è una cosa ben diversa.”. I dagherrotipi sono immagini positive fissate su una piastra di rame argentata. Un primo ostacolo fu la sincronizzazione dei tempi di esposizione con i tempi di movimento del telescopio. Un altro era affrontare l’atmosfera costiera tremula di Boston. Finalmente, nelle notti del 12 e 14 marzo 1851, il team catturò il suo primo grande dagherrotipo del nostro satellite. In quell’anno questo dagherrotipo vinse uno dei primi premi alla Crystal Palace Exhibition di Londra, dove l’immagine vincente fu definita: “uno dei tentativi più soddisfacenti realizzato con procedimenti fotografici al telescopico di un corpo celeste, deve essere considerato come indicante l’inizio di una nuova era nella rappresentazione astronomica”. Non posso fare a meno di pensare cosa avrebbero detto Whipple e Bond padre e figlio, se avessero potuto vedere che cosa oggi gli appassionati possono ottenere con moderne telecamere, fotocamere e elaborazioni del computer! Ma quello che mi sto veramente chiedendo è: a quali livelli saranno fra 165 anni gli astrofotografi amatoriali? Chissà se ci sarà qualcuno che commenterà le nostre immagini odierne nello stesso modo in cui oggi ci poniamo di fronte a quelle di Whipple? Quali ordini di grandezza avranno raggiunto le rappresentazioni dei nostri cieli? Credo che dovremo solo aspettare il gennaio 2186.